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concorso di progettazione

CENTRO CULTURALE

Samarate (VA)

Oggetto: Concorso per il centro civico culturale di Samarate

Progetto: 2008

Design: AR.IN. Studio + Arch. Fabrizio Bianchetti

 

Centro Culturale Samarate
Centro Culturale Samarate
Centro Culturale Samarate
Centro Culturale Samarate
Centro Culturale Samarate
Centro Culturale Samarate
Centro Culturale Samarate
Centro Culturale Samarate
Centro Culturale Samarate
Centro Culturale Samarate
Centro Culturale Samarate
Centro Culturale Samarate
Centro Culturale Samarate
Centro Culturale Samarate

L’edificio ideato è un contenitore di funzioni necessarie a renderee concrete le tre “aree di servizi” (tempo libero e socialità culturale/informazione/educazione permanente). Lo spazio è interpretato come un continuum da vivere ed usare con la libertà del fruitore curioso e attento, partecipe della interdipendenza funzinale e logica delle diverse unità ambientali. Il Centro culturale diventa mediateca in grado di soddisfare le diverse esigenze della molteplicità degli utenti con la potenza conferitagli da un’organizzazione spaziale fluida. Socialità culturale-informazione-educazione, ma anche svago, ricreazione,“divertissement” sono interpretati come un flusso che pervade l’edificio e consente il movimento im-mediato.


Questa idea di movimento (interscambio e coazione) della struttura dei servizi ispira la concezione dell’impianto tipologico: livelli funzionali interdipendenti, comunicanti, così come comunicanti sono i vasi del sapere e della socialità culturale. Inoltre, il flusso si distribuisce in spazi a geometria variabile, quasi forme organiche che avviluppano, avvolgono ma anche agevolano il distribuirsi dei servizi. La rigorosa rigidità geometrica dell’involucro della biblioteca contrappunta le forme plastiche interne e, attraverso la totale trasparenza della pelle del prisma elementare, la mediateca si apre alla città, invita la città.


La partecipazione, nocciolo della coesione sociale, è interpretata nel progetto come fulcro dell’intera composizione: l’auditorium assume un ruolo determinante nella composizione spaziale e questo aspetto viene enfatizzato dalla collocazione preminente. In più, perché non pensare ad uno spazio di partecipazione esterno? Ecco inventata una piazza all’aperto, un’arena: l’auditorium si stacca dal suolo e, con poca spesa aggiuntiva, ecco generarsi una superficie di grande fruibilità. Così si completa l’impegno di rispondere alle esigenze manifestate dalla Committenza di dotare il proprio territorio di una infrastruttura completa, pregevole, emblematica al servizio dei propri cittadini e le tre “aree di servizi” ritrovano un ulteriore spazio funzionale.


La mediateca deve imporsi sul contesto in quella particolare collocazione dell’area messa a concorso. Un po’ in disparte rispetto al nucleo storico e al tessuto consolidato, la Casa della cultura/partecipazione/istruzione e svago si attesta come centro civico, polo di attrazione completo e complesso che deve esprimere la propria identità anche attraverso una riconoscibilità emblematica. Questa viene rafforzata da una novella torre civica che svetta a segnalare, all’occhio lontano, la nuova presenza. L’apice del traliccio emette un sottile raggio luminoso che, dirigendosi sulla Villa Montevecchio, connette idealmente due realtà infrastrutturali che si complementano.


L’impianto del progetto è compatto. L’edificio accentra in due volumi elementari sovrapposti tutte le destinazioni d’uso. Così è garantita l’interrelazione funzionale e viene agevolata l’integrabilità delle unità ambientali attraverso la concentrazione degli elementi di distribuzione orizzontale e verticale. Il volume prismatico di base è una piastra a tutta trasparenza che nasconde, a prima vista, un corpo ipogeo, che si evidenzia avvicinandosi ai due affacci contrapposti sui sottostanti giardini giapponesi, posti alla quota inferiore. Dalla piastra emerge, sospeso su esili colonne colorate, il volume a pianta ellittica dell’auditorium, massiccio e impenetrabile, in antitesi alla fragile trasparenza sottostante. Esso poggia sulla piastra come se fosse sulla terra, dal momento che proprio un pezzo ritagliato dal terreno naturale ed estromesso vuole apparire il giardino pensile che contorna la piazza sottostante l’auditorium.

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